Ci sono amori che arrivano all’improvviso, senza preavviso, come un appuntamento al buio che si trasforma in una storia che dura per sempre. Così è stato per me con la pole dance: un colpo di fulmine. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo, qualcosa che mi facesse sentire viva dopo tanti anni di danza, ma non sapevo ancora cosa mi aspettasse. Appena ho messo le mani sul palo, ho sentito che era la mia strada. Mi sono sentita a casa. E da quel momento non ho più smesso.
La pole dance non mi ha regalato solo forza, grazia e tecnica. Mi ha insegnato ad amarmi. Mi ha costretta a prendermi cura di me, del mio corpo, del mio benessere. Ho imparato a nutrirmi con consapevolezza, a scegliere cosa mangiare per essere forte e leggera allo stesso tempo. Ho trovato un equilibrio che prima non avevo: ho imparato a rispettare i miei ritmi, a organizzare i miei pasti, a dare al mio corpo quello di cui ha bisogno. E lui, in cambio, ha iniziato a rispondermi con energia, resistenza, gratitudine. Anche nei momenti più difficili, quando mi sono trovata a fare i conti con infortuni, dolori, contratture, ho capito che il vero amore verso di sé sta nella cura, nella pazienza, nel concedersi il tempo di guarire.
Ma il dono più grande che la pole dance mi ha fatto sono loro: le B-Polers. Quando ho iniziato a frequentarle, non sapevo che sarebbero diventate la mia seconda famiglia. In quel periodo la mia vita personale stava crollando: mio marito se n’era andato di casa, il mio cuore era infranto. Eppure, mentre tutto sembrava sgretolarsi, qualcosa di nuovo stava nascendo. Stavamo preparando una gara insieme e una sera, dopo l’allenamento, siamo andate a bere una birra. In quel momento non potevo più tenere dentro il mio dolore e, con una citazione che solo le vere romantiche riconosceranno, ho detto: “Marco se n’è andato e non ritorna più”. Lì, in quella serata tra risate e confidenze, sono nate le B-Polers. Sono nate nel momento in cui mi sono mostrata fragile, in cui ho permesso loro di vedermi davvero. E loro mi hanno accolto, sostenuto, amato.
Il legame che abbiamo costruito da allora è fatto di piccoli gesti d’amore. Ricordo quando, tempo dopo, stavo preparando Olga per una gara. Eravamo nello spogliatoio, chiacchierando, e a un certo punto ho detto con un sospiro: “Sto divorziando”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Oh…” dissero lei e un’altra ragazza abbassando lo sguardo, in segno di dispiacere.
Poi, all’improvviso, Olga alzò la testa, mi guardò con un sorriso enorme e disse entusiasta: “Io invece mi sposo!”.
Scoppiammo a ridere. Ero sinceramente felice per lei, per la sua gioia, per quel momento così spontaneo e vero. Mi ha anche invitata al suo matrimonio e, ovviamente, ci sono andata con il cuore pieno di affetto.
Perché la pole dance non è solo un allenamento, non è solo una disciplina. È un legame. Una rete di supporto. Una forma di sorellanza.
Ogni messaggio di stima, ogni parola di supporto che ricevo dalla mia community mi ricorda che la pole dance non è solo estetica, non è solo forza. È un atto d’amore verso se stessi. È il coraggio di guardarsi allo specchio e vedersi belle, potenti, capaci. È un modo per dire al proprio corpo: “Ti rispetto, ti ascolto, ti amo”. Ed è anche il luogo in cui trovi persone che camminano accanto a te, che condividono le tue cadute e le tue vittorie, che ti aiutano a rialzarti quando pensi di non farcela.
E tu? Che amore hai scoperto grazie alla pole dance? Raccontamelo nei commenti o scrivimi un messaggio. Perché l’amore, in tutte le sue forme, merita di essere condiviso.